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Addio a Goffredo Lombardo

Goffredo Lombardo, il produttore che con il marchio Titanus ha realizzato numerosi capolavori del cinema italiano, e' morto questa mattina in una clinica romana. Aveva 84 anni.


Ricordo di Turi Vasile

 

 

Ai primi di novembre del 1963 volavo, in compagnia del grande produttore Goffredo Lombardo e di sua moglie, verso New York. Andavamo insieme a proporre agli americani il progetto di un film intitolato A Ettore Fieramosca con la regia di Sergio Corbucci. La signora Lombardo, seduta accanto al marito, cantava una canzone che diceva “Amore, amore, amor…”; e lui si stringeva a lei con tenerezza. Io ne ero commosso perché quel canto sembrava lenire le gravi ferite che il tracollo della Titanus aveva inferto a Goffredo figlio di Gustavo Lombardo, uno dei fondatori del cinema napoletano e italiano. Nonostante a raccontarlo sembrerebbe il contrario, non c’era smanceria alcuna, del resto impossibile in un carattere schivo e brusco come quello di Goffredo, in quel semplice idillio. Io ne ero commosso perché vi sentivo la rassegnazione alla malasorte e il coraggio determinato di contrastarla. Goffredo Lombardo è l’unico uomo di cinema da me conosciuto che ha pagato di persona sacrificando fino all’ultima lira il grande patrimonio accumulato da suo padre e da se stesso, piegandosi e non spezzandosi alle smisurate passività provocate da programmi ambiziosi e dagli sconsiderati sperperi di registi deliranti di onnipotenza.
Questo giorno a New York non portò ad alcun risultato positivo; ci offrì solo l’occasione di essere in America mentre Kennedy moriva, di novembre eletto e di novembre assassinato. Goffredo Lombardo tuttavia con coraggio, ostinazione, genialità riuscì di lì a non molto a ricostruire una grande Titanus. Altri, in questa occasione, parleranno delle sue imprese, della sua foltissima filmografia, dei suoi numerosi successi. Io che gli sono stato accanto in molte occasioni preferisco ricordarlo come esempio da imitare per la grandezza d’animo con cui lui, così sensibile e intimamente legato agli affetti, seppe affrontare gli atroci dolori che la vita, pur insieme con tante soddisfazioni, gli riservò: la morte di un figlio nel fiore degli anni, quella della moglie che gli cantava amore, e la solitudine da cui si salvò lavorando con furore e caparbietà e tirando su il figlio superstite perché seguisse la sua stessa strada. Un augurio affettuoso accompagni il giovane orfano di così intrepido padre.

Turi Vasile

da Il Giornale
del 3 febbraio 2005