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Paolo Brunatto |
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Giulio Questi |
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Franco Arcalli (Kim) |
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Lo incontrai all’aeroporto di Fiumicino - credo fosse il 2010 -, Bernardo era in partenza per Londra, io per San Paolo del Brasile. Nell’attesa, mi parlò subito del regista Paolo Brunatto, scomparso da poco, in maniera tragica e inaspettata. Ne era molto provato: "So che è venuto con te a Caracas, a girare uno special sul Premio Italia nel Mondo". Era un invito a parlare di Paolo. E ne parlammo per tutto il tempo nell'attesa dell'imbarco. Bertolucci non si capacitava del suicidio di Paolo.
Paolo Brunatto era un grande amico di Bernardo, l'amico di una vita. Faceva parte del gruppo di giovanissimi amici che negli anni 60 si riunivano ogni giorno da Rosati a piazza del Popolo. Con Bernardo e Paolo c’erano Enzo Siciliano, Sandro Franchina, Romano Costa, che partecipò al film “Il conformista”. Negli anni a seguire gli incontri si alternarono in un altro storico bar, Noteghen, in via del Babuino, oggi sparito. E la cerchia si allargò con il regista e attore Giulio Questi, (regista di Arcana, La morte ha fatto l'uovo, Se sei vivo spara, partecipò inoltre come attore a "La dolce vita") lo scrittore e critico d'arte Mario Bologna, (sceneggiatore di Stress e de La morte è sogno) lo scultore Bruno liberatore, il montatore e sceneggiatore Franco Arcalli, per gli amici "Kim" , che era il suo nome di battaglia da partigiano, e il sottoscritto.
Fu Paolo, diventato buddista, a introdurre Bertolucci a Lama Chogyal Namkhai Norbu, un maestro tibetano vissuto molti anni in Italia, e poi al Dalai Lama. L' incontro fu decisivo per Bertolucci che subito dopo cominciò a scrivere la sceneggiatura del film “Il piccolo Buddha”. Parlammo di un viaggio a Pechino che Paolo gli stava organizzando. Poi annullato. Era il 1997, Paolo stava collaborando, e con lui Bianca Canulla, Giuseppe (Beppe) Ferrara, Carlo Lizzani e Turi Vasile all'organizzazione del Premio Italia nel Mondo che si doveva tenere a Pechino, presieduto da Bruno Vespa. Per Paolo Brunatto e per tutti noi era un' occasione da non perdere quella di proiettare "L'ultimo Imperatore", e l'idea suggestiva era quella di proiettare il capolavoro di Bertolucci nella Città proibita. grazie a un permesso speciale che le autorità governative erano propense a concedere, data l'autorevolezza del regista e del film. Eravamo tutti entusiasti all'idea di portare a Pechino "L'ultimo imperatore" e il suo autore. Ma purtroppo accadde un fatto inaudito. Il Ministero del Commercio con l'Estero, che patrocinava l’evento, che doveva avvenire nel contesto di una esposizione denominata "Mostra della tecnologia e del vivere italiano", all'ultimo momento e inopinatamente, annullò la nostra partecipazione. Tale inaudito comportamento sconcertò gli organizzatori. Paolo Brunatto, che più di tutti si era esposto con le autorità cinesi, ne fu profondamente deluso e irritato e suggerì di scrivere una lettera di protesta al Presidente della Repubblica.
La conversazione fu interrotta dall'annuncio dell'imbarco per Londra.
Nel salutarci Bernardo mi fece una richiesta inaspettata che mi sorprese. Mi chiese se potevo inviargli il DVD de “La morte è sogno” un corto interpretato da Franco Citti e Guido Alberti, che avevo girato nel 1970, e proiettato all’ANAC, l’associazione degli autori cinematografici. Alla proiezione c’erano Guido Alberti, Mario Bologna, Bernardo Bertolucci, Franco e Sergio Citti, Pier Paolo Pasolini, il direttore della fotografia, Salvatore Caruso, il montatore e sceneggiatore Franco Arcalli. La morte è sogno doveva essere il pilota di un film In 4 episodi di storie fantastiche, scritte da Mario Bologna, Sergio Citti, Pier Paolo Pasolini e da me.
Un progetto più volte rinviato e poi definitivamente accantonato dopo la tragica fine di Pasolini.
Tornato a Roma, gli feci recapitare il DVD de "La morte è sogno". Poi, anni dopo, qualche mese dopo la morte di Franco Citti, Bernardo mi telefonò e mi suggerì di dare "La morte è sogno" alla Fondazione Pasolini. “E’ bene che venga recuperato e conservato in quella cineteca. Sai, i corti tendono a perdersi". Gli risposi che ero d’accordo.
Addio Bernardo. Con te finisce una grande straordinaria, irripetibile epopea.
Corrado Prisco
27 novembre 2018
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Da sinistra il direttore della fotografia, Salvatore Caruso, lo sceneggiatore Mario Bologna, Corrado Prisco |