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Via libera del Consiglio di Stato alla clonazione dei Bronzi di Riace


Accolto il ricorso del ministero dei Beni culturali contro una precedente sentenza del Tar della Calabria, che aveva dichiarato illegittima una delibera della giunta calabrese sulla riproduzione dei bronzi. Contro la clonazione delle opere si sono gia' espressi numerosi esponenti politici locali. A Reggio Calabria si era persino costituito un Comitato per il no alla clonazione dei bronzi, è stata anche organizzata a Reggio Calabria una fiaccolata per dire no alla riproduzione dei bronzi e alla quale hanno partecipato migliaia di persone.

 

 


Gli ormai celebri Bronzi vennero avvistati in mare il 16 agosto del 1972. Da allora, dopo una breve parentesi al Quirinale, richiamano il pubblico nel museo Archeologico di Reggio Calabria.

 

 Fu un subacqueo romano Stefano Mariottini, ad accorgersi che a otto metri di profondità di fronte a Riace Marina, in Calabria, c'erano due straordinarie opere d'arte. Recuperati e portati a riva, furono destinati ai laboratori di restauro di Firenze. Fino al 1981, quando il presidente della repubblica Sandro Pertini ordinò di portarli al Quirinale.   

Le due opere - datate tra il 460 e il 450 a.C., secondo gli archeologi - erano guerrieri millenari, con denti d'argento, labbra di rame rossiccio, occhi di avorio e calcare.  Da una parte, un uomo alto, nudo e barbuto, nero. Pochi metri sulla sinistra il compagno, più robusto, con il corpo verdastro. Sul fianco sinistro una grande vena e un occhio sinistro inesistente.