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|  | Emilio Tadini, poeta dell'immagine. Scrittore, critico d'arte e pittore è morto a Milano a 75 anni. 
 
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| Emilio
      Tadini è morto nella notte fra il 24 e il 25 settembre.
      Scrittore, critico d'arte e pittore, Tadini aveva 75 anni.  Nato a Milano nel 1927, tra i massimi esponenti
      della pop art e dell'arte concettuale italiana,fu una delle figure più
      vive ed originali del dopoguerra. Non ha mai saputo porre un argine
      netto fra la ricerca artistica e gli studi di psicanalisi. Si identificava con Milano,dove, nell'immediato dopoguerra, l'arte aveva conosciuto un momento cruciale: l'incontro del razionalismo critico con la militanza intellettuale. Tadini divenne il crocicchio di questa fusione, forte di poderose letture classiche e attratto dai nuovi stili sincopati. Ma la sua pittura è rimasta sempre saldamente legata alla scrittura,meglio, al pensiero. |  | |
| Che
      ha coltivato con allegria e baldanza, come lo ricorda chi lo conosceva
      bene, come non dimenticano le donne che lo hanno amato e come non
      dimentica l'arte che lo ha visto protagonista. Non si è mai fermato agli
      schemi, Emilio Tadini, cercando una composizione per tutti i richiami di
      sirena che gli giungevano alle sensibili orecchie. Così, gli era
      facile fondere la più classica delle figurazioni con il pop e i richiami
      dei surrealisti.Importantissimo fu il contatto, nel dopoguerra, appunto,
      con Elio Vittorini e Sergio Solmi, i quali gli solleticarono la passione
      politica. Ma uno dei suoi grandi amori fu anche Celine, che lesse e amò
      con passione. Così come, con passione amò l'espressionismo astratto
      americano e quello cinematografico di matrice tedesca. Gli spazi urbani
      che in seguito  finiranno nella sua tela, possono dirsi un felice
      matrimonio fra l'irrisione tutta pop e la riflessione, tutta europea, dei
      nuovi tessuti urbani che si andavano modellando. Tra le sue opere letterarie L'arme, l'amori del '63 e La lunga notte dell'87, entrambe pubblicate per Rizzoli. Ma la pittura, il suo amore più grande, prese presto il sopravvento sia sulla critica d'arte sia sulla scrittura. Nel '61 aveva avuto a Venezia una sua prima personale; nel '78 e nell'82, ancora a Venezia, era stato invitato alla Biennale. A lungo aveva lavorato anche con l'Accademia di Brera di cui è stato il presidente. | ||